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•chiacchiere di spensieratezza | La Notte Più Buia•

📝Per la rubrica ❛chiacchiere di spensieratezza❜ in collaborare con @blugiin per un'intervista con lo scrittore del libro "𝙻𝚊 𝙽𝚘𝚝𝚝𝚎 𝙿𝚒𝚞' 𝙱𝚞𝚒𝚊" @robertogramiccia, il suo nuovo saggio autobiografico.


L'autore fa un viaggio che definisce "autobiografico" / "sociologico", narrando la storia del nostro pase dagli anni Cinquanta ad oggi. Un confronto a come eravamo a quel tempo e come siamo diventati, scalfiti da cambiamenti politici, ambientali, sociali. Un'analisi tra immaginazioni e ricordi.


É amante e critico d'arte, una passione da cui avrà sicuramente trovato ispirazione per il suo saggio.

I cambiamenti del nostro Paese sono dovuti anche dalla capacità di ciascuno di noi, di relazionarci e saperci approcciare con chi abbiamo davanti. Da questo nascono amicizie, amori, per costruire un futuro migliore, basati su importanti principi.

 

📍Durante l'intervista abbiamo potuto conoscere nel dettaglio i pensieri di Roberto e gli è stato chiesto:


Un libro che è insieme racconto pubblico e privato. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?


Ha ragione, questo libro è una cosa di mezzo fra un romanzo autobiografico e un saggio. Si

potrebbe definire un’”autobiografia sociologica”, perché, attraverso la narrazione di fatti e di

persone che ho vissuto e incontrato, tento di ritrarre un’intera generazione. In questo la verità

letterale dei fatti viene messa di lato, per lasciare posto a una veridicità ”per tipi” che si ispira ai

criteri del realismo prediletto da Gyorgy Lukàcs. A scrivere il libro mi hanno spinto due

motivazioni. La prima è che alla mia età, sufficiente a far intravedere il capolinea, viene naturale

tracciare consuntivi. La seconda coincide con l’angoscia dell’isolamento obbligato prodotta da una

pandemia che ha drammatizzato l’angoscia della morte che sempre ci accompagna. Che spesso

cova sotto la cenere. E a volte riemerge prepotentemente. Una precisazione che mi sento di fare

subito è che, nonostante il momento problematico, quello che ho scelto è il linguaggio dell’ironia,

a volte del gioco. Una specie di stratagemma per licenziare la cupezza e la pedanteria, oltre che

per riconfermare il valore socratico, maieutico, dell’ironia, intesa – classicamente – come mezzo

per illuminare la realtà nei suoi tratti fondanti.


I frammenti di vita vissuta incrociano momenti-simbolo degli anni Settanta, che nella narrazione

assumono un carattere plastico, come in un quadro. Quanto ha influito il suo percorso artistico

su questa scelta?


Gli anni Settanta sono effettivamente un decennio cruciale del trentennio cosiddetto glorioso, che

si conclude con la sua fine. Quello delle grandi riforme ma anche quello del delitto Moro. In realtà i

racconti che ho assemblato, evitando volutamente l’ordine cronologico per mettere il passato

sullo stesso piano del presente, si situano fra gli anni Cinquanta e i giorni nostri, nel tentativo di

fornire una ricostruzione diacronica e sincronica insieme. Devo dire che mi sono tolto la

soddisfazione di falsificare il dogma che nel pensiero unico dominante valorizza solo il presente,

riducendo la memoria a uno strumento obsoleto adatto solo alle residenze per anziani. Ecco, per

me la memoria – senza scomodare Proust – non è solo il rifugio di chi è stanco e non ha futuro. Ma

è il presupposto di qualsiasi grande trasformazione. Perché Marx definisce Spartaco un “genuino

rappresentante dell’antico proletariato” e ne fa un esempio di rivoluzionario indomito? Perché se

non c’è l’idea di Spartaco, non c’è l’idea della rivolta. L’arte nella mia vita non è semplicemente

una decorazione.


L’arte è importante come la filosofia, come la scienza. Non di più e non di meno.

Un medico che non sia un tecnocrate, come io mi sforzo di essere, deve avere familiarità con

l’arte, come con la logica aristotelica. Io delle arti visive ho fatto un secondo mestiere, non nel

senso che ho fatto l’artista: ho cercato casomai di capirne il senso più profondo, provando a

condividerlo e diffonderlo, sicuro, come sono, che l’arte serve per vivere meglio e non è una cosa

riservata a poche anime elette.


Il libro è anche un itinerario sentimentale che mette in luce l’importanza delle relazioni e le

infinite sfumature che queste possono assumere. Amicizie, amori, avventure: quanto è

importante tutto questo nella costruzione di sé?


In questo libro non c’è differenza fra l’alto e il basso. Fra intelligenza e sentimenti. Fra res cogitans

e res extensa. Fra carne e spirito. L’eros conta tanto. Non troppo come per Freud, ma tanto. E

quindi alle storie dei conflitti politici, con molta naturalezza si alternano storie d’amore, fisico e

meno fisico. Sesso e contemplazioni ingenuamente platoniche. Giuramenti e tradimenti, come

succede nella vita vera. Storie di iniziazione sessuale e amori con fughe di amanti che portano con

sé, nella stanza d’albergo, i libri dei poeti preferiti. E così gli affetti, l’importanza del padre, della

madre, dei figli ma anche degli amici. Semplici e sommi. Dall’operaio della Fatme, maestro di vita,

al più grande artista vivente del secolo scorso: Jannis Kounellis. Da Mario Monicelli al compagno di

Villa Certosa che chiamavano il sindaco anche se non lo era. E poi, certo: avventure, successi,

insuccessi, pericoli anche mortali in un tempo in cui si pensava di scalare il cielo e si rischiava di

finire al cimitero per mano dei fascisti.


Nell’opera lei mette in campo tutto il suo sapere e le sue passioni: dalla medicina all’arte, dalla

politica alle riflessioni filosofiche. Differenti punti di vista per raccontare una storia che ha varie

prospettive. È così?


E’ così. Le esperienze e le linee di indirizzo sono tante. Ma la realtà è unica, indivisibile, intera. Non

ci sono gerarchie. La “natura” è unica. Qualcuno la chiama Dio. Ma è unica e noi ne siamo parte. La

nostra libertà consiste nel riconoscere la necessità entro la quale siamo immersi. Io rispetto ma

non amo Cartesio. Amo Spinoza, Hegel, Marx e Gramsci. E questo amore se leggi il libro lo capisci.

E magari ti incuriosisce un po’ sapere che mi sono soffermato a pensare che Spinoza, Marx e

Gramsci erano tubercolosi tutti e tre (come Leopardi). Uno spunto che ha alimentato le mie

riflessioni sulla fragilità: una chiave di lettura importante, se si ha voglia di leggere le cose che

scrivo (Elogio della fragilità è il titolo di uno dei miei libri più letti). La pratica medica è stata per

me l’occasione per conoscere la fragilità non solo teoricamente ma anche clinicamente. Una prova

del nove. Un privilegio di cui ringrazio la buona sorte che mi ha permesso di praticarla, con buoni

risultati mi pare, di cui nel libro riferisco qualche esempio.


La pandemia ha segnato l’inizio di un nuovo corso. È possibile invertire la rotta e trovare un

nuovo modo di essere, di superare questa notte più buia?


E’ possibile a condizione di prendere atto del fatto che la pandemia non è stata e non è una

calamità imprevedibile, come un temporale. Ma è stata ed è la dimostrazione palmare che il

mondo in cui viviamo è un mondo sbagliato che dobbiamo cambiare, se vogliamo salvare noi stessi

e il pianeta. Non c’è, ma sembra quasi che ci sia un disegno superiore per convincerci che

dobbiamo invertire la rotta: dopo la pandemia (ammesso che sia una pratica archiviata, e non lo

è), infatti, è scoppiata la guerra in Europa, con il rischio di un conflitto nucleare capace di

cancellare ogni forma di vita. La guerra è come la pandemia. Non è mai casuale, ma figlia di assetti

quanto mai instabili perché massimante instabile (e iniquo) è il sistema economico e di potere che

governa i destini del mondo. Io ho provato a spiegarlo.



✨Grazie a @blugiin e @robertogramiccia per questa opportunità "comunicativa".

Alle prossime puntate💕

 

🌻m.📖

Titolo - La Notte Più Buia

Autori - Roberto Gramiccia

Casa Editrice - Mimesis

Pubblicazione - 2022

Genere - Saggio / Autobiografia

 


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