•chiacchiere di spensieratezza | La Notte Più Buia•
- comeunfioretralepagine_
- 17 ott 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 18 ott 2022
📝Per la rubrica ❛chiacchiere di spensieratezza❜ in collaborare con @blugiin per un'intervista con lo scrittore del libro "𝙻𝚊 𝙽𝚘𝚝𝚝𝚎 𝙿𝚒𝚞' 𝙱𝚞𝚒𝚊" @robertogramiccia, il suo nuovo saggio autobiografico.
L'autore fa un viaggio che definisce "autobiografico" / "sociologico", narrando la storia del nostro pase dagli anni Cinquanta ad oggi. Un confronto a come eravamo a quel tempo e come siamo diventati, scalfiti da cambiamenti politici, ambientali, sociali. Un'analisi tra immaginazioni e ricordi.
É amante e critico d'arte, una passione da cui avrà sicuramente trovato ispirazione per il suo saggio.
I cambiamenti del nostro Paese sono dovuti anche dalla capacità di ciascuno di noi, di relazionarci e saperci approcciare con chi abbiamo davanti. Da questo nascono amicizie, amori, per costruire un futuro migliore, basati su importanti principi.
📍Durante l'intervista abbiamo potuto conoscere nel dettaglio i pensieri di Roberto e gli è stato chiesto:
⤷ Un libro che è insieme racconto pubblico e privato. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ha ragione, questo libro è una cosa di mezzo fra un romanzo autobiografico e un saggio. Si
potrebbe definire un’”autobiografia sociologica”, perché, attraverso la narrazione di fatti e di
persone che ho vissuto e incontrato, tento di ritrarre un’intera generazione. In questo la verità
letterale dei fatti viene messa di lato, per lasciare posto a una veridicità ”per tipi” che si ispira ai
criteri del realismo prediletto da Gyorgy Lukàcs. A scrivere il libro mi hanno spinto due
motivazioni. La prima è che alla mia età, sufficiente a far intravedere il capolinea, viene naturale
tracciare consuntivi. La seconda coincide con l’angoscia dell’isolamento obbligato prodotta da una
pandemia che ha drammatizzato l’angoscia della morte che sempre ci accompagna. Che spesso
cova sotto la cenere. E a volte riemerge prepotentemente. Una precisazione che mi sento di fare
subito è che, nonostante il momento problematico, quello che ho scelto è il linguaggio dell’ironia,
a volte del gioco. Una specie di stratagemma per licenziare la cupezza e la pedanteria, oltre che
per riconfermare il valore socratico, maieutico, dell’ironia, intesa – classicamente – come mezzo
per illuminare la realtà nei suoi tratti fondanti.
⤷ I frammenti di vita vissuta incrociano momenti-simbolo degli anni Settanta, che nella narrazione
assumono un carattere plastico, come in un quadro. Quanto ha influito il suo percorso artistico
su questa scelta?
Gli anni Settanta sono effettivamente un decennio cruciale del trentennio cosiddetto glorioso, che
si conclude con la sua fine. Quello delle grandi riforme ma anche quello del delitto Moro. In realtà i
racconti che ho assemblato, evitando volutamente l’ordine cronologico per mettere il passato
sullo stesso piano del presente, si situano fra gli anni Cinquanta e i giorni nostri, nel tentativo di
fornire una ricostruzione diacronica e sincronica insieme. Devo dire che mi sono tolto la
soddisfazione di falsificare il dogma che nel pensiero unico dominante valorizza solo il presente,
riducendo la memoria a uno strumento obsoleto adatto solo alle residenze per anziani. Ecco, per
me la memoria – senza scomodare Proust – non è solo il rifugio di chi è stanco e non ha futuro. Ma
è il presupposto di qualsiasi grande trasformazione. Perché Marx definisce Spartaco un “genuino
rappresentante dell’antico proletariato” e ne fa un esempio di rivoluzionario indomito? Perché se
non c’è l’idea di Spartaco, non c’è l’idea della rivolta. L’arte nella mia vita non è semplicemente
una decorazione.
L’arte è importante come la filosofia, come la scienza. Non di più e non di meno.
Un medico che non sia un tecnocrate, come io mi sforzo di essere, deve avere familiarità con
l’arte, come con la logica aristotelica. Io delle arti visive ho fatto un secondo mestiere, non nel
senso che ho fatto l’artista: ho cercato casomai di capirne il senso più profondo, provando a
condividerlo e diffonderlo, sicuro, come sono, che l’arte serve per vivere meglio e non è una cosa
riservata a poche anime elette.
⤷ Il libro è anche un itinerario sentimentale che mette in luce l’importanza delle relazioni e le
infinite sfumature che queste possono assumere. Amicizie, amori, avventure: quanto è
importante tutto questo nella costruzione di sé?
In questo libro non c’è differenza fra l’alto e il basso. Fra intelligenza e sentimenti. Fra res cogitans
e res extensa. Fra carne e spirito. L’eros conta tanto. Non troppo come per Freud, ma tanto. E
quindi alle storie dei conflitti politici, con molta naturalezza si alternano storie d’amore, fisico e
meno fisico. Sesso e contemplazioni ingenuamente platoniche. Giuramenti e tradimenti, come
succede nella vita vera. Storie di iniziazione sessuale e amori con fughe di amanti che portano con
sé, nella stanza d’albergo, i libri dei poeti preferiti. E così gli affetti, l’importanza del padre, della
madre, dei figli ma anche degli amici. Semplici e sommi. Dall’operaio della Fatme, maestro di vita,
al più grande artista vivente del secolo scorso: Jannis Kounellis. Da Mario Monicelli al compagno di
Villa Certosa che chiamavano il sindaco anche se non lo era. E poi, certo: avventure, successi,
insuccessi, pericoli anche mortali in un tempo in cui si pensava di scalare il cielo e si rischiava di
finire al cimitero per mano dei fascisti.
⤷ Nell’opera lei mette in campo tutto il suo sapere e le sue passioni: dalla medicina all’arte, dalla
politica alle riflessioni filosofiche. Differenti punti di vista per raccontare una storia che ha varie
prospettive. È così?
E’ così. Le esperienze e le linee di indirizzo sono tante. Ma la realtà è unica, indivisibile, intera. Non
ci sono gerarchie. La “natura” è unica. Qualcuno la chiama Dio. Ma è unica e noi ne siamo parte. La
nostra libertà consiste nel riconoscere la necessità entro la quale siamo immersi. Io rispetto ma
non amo Cartesio. Amo Spinoza, Hegel, Marx e Gramsci. E questo amore se leggi il libro lo capisci.
E magari ti incuriosisce un po’ sapere che mi sono soffermato a pensare che Spinoza, Marx e
Gramsci erano tubercolosi tutti e tre (come Leopardi). Uno spunto che ha alimentato le mie
riflessioni sulla fragilità: una chiave di lettura importante, se si ha voglia di leggere le cose che
scrivo (Elogio della fragilità è il titolo di uno dei miei libri più letti). La pratica medica è stata per
me l’occasione per conoscere la fragilità non solo teoricamente ma anche clinicamente. Una prova
del nove. Un privilegio di cui ringrazio la buona sorte che mi ha permesso di praticarla, con buoni
risultati mi pare, di cui nel libro riferisco qualche esempio.
⤷ La pandemia ha segnato l’inizio di un nuovo corso. È possibile invertire la rotta e trovare un
nuovo modo di essere, di superare questa notte più buia?
E’ possibile a condizione di prendere atto del fatto che la pandemia non è stata e non è una
calamità imprevedibile, come un temporale. Ma è stata ed è la dimostrazione palmare che il
mondo in cui viviamo è un mondo sbagliato che dobbiamo cambiare, se vogliamo salvare noi stessi
e il pianeta. Non c’è, ma sembra quasi che ci sia un disegno superiore per convincerci che
dobbiamo invertire la rotta: dopo la pandemia (ammesso che sia una pratica archiviata, e non lo
è), infatti, è scoppiata la guerra in Europa, con il rischio di un conflitto nucleare capace di
cancellare ogni forma di vita. La guerra è come la pandemia. Non è mai casuale, ma figlia di assetti
quanto mai instabili perché massimante instabile (e iniquo) è il sistema economico e di potere che
governa i destini del mondo. Io ho provato a spiegarlo.
✨Grazie a @blugiin e @robertogramiccia per questa opportunità "comunicativa".
Alle prossime puntate💕
🌻m.📖
Titolo - La Notte Più Buia
Autori - Roberto Gramiccia
Casa Editrice - Mimesis
Pubblicazione - 2022
Genere - Saggio / Autobiografia
Comments